I pensieri di una ragazza della nostra epoca di fronte alle atrocità della guerra. Le sue domande e il suo urlo che si tramutano e, forse, stemperano nella rappresentazione grafica da lei prodotta

Io, ragazza del terzo millennio, non sono favorevole a questa guerra come non sono favorevole ad alcun tipo di guerra. 

A me, nativa digitale degli “anni 2000”, non piace schierarmi dalla parte di qualcuno se non dalla parte di chi soffre; non mi piace ascoltare notizie e vedere immagini di guerra. Non mi piacciono i battibecchi fra adulti con fame di potere, che non si accontentano ciò che hanno e vogliono sempre di più. Non mi piacciono gli egoisti, non mi piace il narcisismo di alcuni “potenti”.

A scuola si studiano capitoli e capitoli di Storia, ovunque si organizzano  manifestazioni contro la guerra, si istituiscono giornate mondiali per commemorare le vittime  civili e i soldati che non tornano  dal fronte e l’unica cosa a cui pensano questi uomini è  creare innumerevoli e spaventose guerre. 

Mi rendo conto che in tutto questo coloro che soffrono di più sono i poveri civili, che sono costretti ad andar via lasciando le proprie  case, costruite col sudore di vite  di lavoro. Essi le guardano da lontano non sapendo se questo sarà un arrivederci o un vero e proprio addio.

Vedo bambini che non sanno cosa sta succedendo e che si ritroveranno in qualche angolo del mondo a loro sconosciuto, con  le mani sporche, gli occhi pieni di lacrime, la fame, la paura. 

Osservo, nel terzo millennio, anziani che si trovano a rivivere crudeli esperienze già vissute.

Manifestazioni, cartelloni, urla, suppliche, potranno mai scuotere  la volontà di un uomo  egoista con l’ambizione di avere tutto? L’immagine di tutti i bambini a cui sta togliendo il futuro non lo smuove per nulla? 

 E allora basta! Siamo stanche di tutto questo, non è giusto che tante persone soffrano! Non pensate sia ora di smettere di giocare alla guerra e pensare un po’ al prossimo?

Margot Di Paola

Classe 1^ Grafica e Comunicazione