Intervista alla prof.ssa Ivana D’Amelio, referente Team PNRR

Siamo con la prof.ssa Maria Giovanna D’Amelio, referente del Team PNRR presso il nostro ITET “Vittorio Emanuele III”. Anzitutto, grazie d’anticipo per aver accettato l’invito della nostra Redazione per effettuare la seguente intervista, al fine di tracciare una visione di futuro per la nostra scuola.

Professoressa, i progetti PNRR puntano a innovare la scuola, ma l’impatto reale si misura nella vita quotidiana di studenti e insegnanti. Quale pensa sia la sfida per rendere queste trasformazioni davvero efficaci?
Penso che una possibile risposta alla domanda sia essa stessa la prima sfida per tracciarne il futuro. Intanto siamo partiti con diverse tipologie di progetti: da una parte, quelli che riguardano le tecnologie, quindi la creazione di laboratori digitali; dall’altra, quelli che puntano alla lotta alla dispersione scolastica e al consolidamento delle conoscenze STEM, quindi dell’ambito scientifico-tecnologico. La parte dei progetti riguardanti le cosiddette Aule digitali e i laboratori sicuramente ha un impatto nella vita quotidiana perché ci consente di lavorare al meglio con le tecnologie. Personalmente, ho girato anche un po’ di scuole di Lucera e della provincia e, con fierezza, posso affermare che è difficile riscontrare laboratori così nuovi, così grandi, così attrezzati come quelli che disponiamo noi all’ITET: da questo punto di vista, penso ci sia stato un forte input all’innovazione nella scuola. Anche per quanto riguarda la lotta alla dispersione scolastica, abbiamo offerto numerosi strumenti agli studenti e ai genitori, per poter stare in una condizione favorevole all’interno della scuola anche se non sempre questi strumenti sono stati utilizzati.

Proprio in merito a questo punto, ci ha anticipato. Quali sono i progetti finora messi in opera nel nostro ITET per arginare il cosiddetto fenomeno della “dispersione scolastica”?

Nell’ambito della dispersione scolastica, in questi anni, abbiamo realizzato diverse attività, a partire da quella di mentoring, in cui sono state messe a disposizione delle persone esperte – psicologhe, orientatrici e consulenti – per ragazzi che erano in difficoltà, che avevano bisogno di un supporto, foss’anche di un consiglio. Forse, in questo caso, non c’è stata l’adesione che ci saremmo aspettati inizialmente. Quest’anno, in particolare, abbiamo proposto anche un’attività di educazione alle relazioni tra le persone, e anche in questo caso l’interesse mostrato dagli alunni nel cogliere questa attività è stato limitato, segno di una difficoltà degli studenti ad aprirsi verso gli adulti. Oltre a questa attività di mentoring, c’è ancora l’attività di supporto allo studio, con docenti messi a disposizione dei ragazzi che hanno difficoltà nello studio delle discipline attraverso ripetizioni , di creazione di mappe; insomma, di tutto quello di cui hanno bisogno, sia in orario mattutino che pomeridiano. Ancora, abbiamo promosso incontri con i genitori, per sostenerli nel loro rapporto con i propri figli, promuovendo quindi la “genitorialità” per arginare la parte conflittuale. In ultimo, è stata promossa una serie di progetti realizzati, tra cui anche questo che voi state seguendo.

Quali sono stati i maggiori finanziamenti di cui l’ITET ha usufruito nel corso di questi anni e quali vantaggi si sono già ottenuti e pensa si possano ancora ottenere?

Circa i finanziamenti sulla dispersione, la nostra scuola ha beneficiato di circa 180.000 euro nel primo anno e di circa 130.000 euro nella seconda annualità. A queste somme, si aggiungono circa 50.000 euro per i progetti STEM, altri 30.000 euro per la formazione dei docenti e del personale della scuola. A questi, si aggiungono ancora 250.000 euro circa per i laboratori, quindi grandi finanziamenti per trarre vantaggi a beneficio dell’innovazione tecnologica della scuola. In merito alla digitalizzazione è bene ribadire che la nostra scuola attualmente è abbastanza all’avanguardia. Abbiamo tecnologie di tutti i tipi: oltre a “rifare” i laboratori, abbiamo comprato i visori, la stampante 3D, tante attrezzature finalizzate all’agricoltura sostenibile, nonché alle energie rinnovabili, alla serra idrofobica, al fine di offrire tante diverse possibilità di crescita, in tanti diversi settori, ai nostri studenti.

Quali sono stati i principali interventi che la nostra scuola ha ottenuto attraverso l’introduzione della digitalizzazione nelle aule e come pensa si possa integrare la tecnologia 4.0 per migliorare l’apprendimento e la partecipazione di noi, comunità scolastica?

Oltre ai vari finanziamenti ottenuti negli scorsi anni, voglio ricordare che ogni aula dispone, già da anni, di LIM o Monitor touch collegati ad internet, il che ha influito in maniera positiva sulle metodologie didattiche. Questo, per consentire di fare continui collegamenti con la realtà di oggi, come filmati, notizie o qualunque altro tipo di ricerca. Penso che anche per i ragazzi sia importante sentirsi vicini alla realtà che, quotidianamente, è ormai pervasa dalla tecnologia.


Per chiudere, qual è il sogno per una scuola più felice nel futuro europeo?
Bisognerebbe capire cosa si intende per una “scuola felice”, atteso che il concetto di felicità è molto relativo. Mi verrebbe solo da dire che, se da un punto di vista i ragazzi e i docenti devono stare bene, vivendo in un ambiente in cui devono sentirsi a casa, dall’altra parte è anche vero che il futuro di una scuola europea, in un mondo così competitivo, così difficile, come quello attuale, deve passare anche attraverso una riscoperta del valore della scuola, come spazio di crescita personale e di costruzione per il futuro stesso. In questo “spazio comune”, anche i ragazzi e le loro famiglie devono tornare ad avere un ruolo più attivo, più responsabile, credendo nel valore dello studio – che, permettetemi, negli ultimi tempi è diventato un po’ relativo – e, quindi, in questo modo, riacquistare valore di quello che si sta facendo. Credo che questo possa far stare sicuramente meglio sia gli studenti che noi docenti.